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“Caro direttore, sulla stampa locale è stata data evidenza all’incremento a Brescia dei tumori infantili del 8% rispetto all’anno precedente. Il dato è di per sé preoccupante ed è particolarmente drammatico se confrontato con l’aumento medio annuale che si registra a livello nazionale.
In Italia, i tassi di incidenza per tutti i tumori nel loro complesso sono mediamente aumentati del 2% all’anno, passando da 146.9 nuovi casi all’anno (ogni milione di bambini) nel periodo 1988-92 a ben 176 nuovi malati nel periodo 1998-2002.
Ciò significa che in media, nell’ultimo quinquennio, in ogni milione di bambini in Italia ci sono stati 30 nuovi casi in più. La crescita è statisticamente significativa per tutti i gruppi di età e per entrambi i sessi. In particolare tra i bambini sotto l’anno di età l’incremento è addirittura del 3.2% annuo.
Tali tassi di incidenza in Italia sono nettamente più elevati di quelli riscontrati in Germania (141 casi 1987-2004), Francia (138 casi 1990-98), Svizzera (141 casi 1995-2004). Il cambiamento percentuale annuo risulta più alto nel nostro paese che in Europa sia per tutti i tumori (+2% vs 1.1%), che per la maggior parte delle principali tipologie di tumore; addirittura per i linfomi l’incremento è del 4.6% annuo vs un incremento in Europa dello 0.9%, per le leucemie dell’ 1.6% vs un + 0.6% e così via.
Il dato riferito per Brescia dovrebbe far sobbalzare l’opinione pubblica e richiedere un intervento immediato delle Autorità politiche e sanitarie in primo luogo dell’ASL ed in caso di smentite questi dovrebbero fornire in proposito dati puntuali e dettagliati. Come ho in più occasioni sollevato pubblicamente, Brescia è in una situazione di inquinamento ambientale preoccupante e non basta affidarsi alle cure dei danni prodotti ma pensare a interventi di Prevenzione Primaria, ovvero alla tutela della Salute Pubblica attraverso la riduzione della esposizione (ambientale, professionale ed in qualsivoglia altra forma) a sostanze tossiche cancerogene o comunque nocive per la salute umana.
Non è vero che le cause ambientali sono solo ipotesi. Infatti sempre maggiori sono le evidenze di associazioni tra esposizioni ambientali ad inquinanti alla nascita (o ancor prima) e l’insorgenza di malattie neurologiche, respiratorie e di come sia cruciale il momento dello sviluppo fetale non solo per il rischio di cancro, ma per condizionare quello che sarà lo stato di salute complessivo nella vita adulta. Nello scorso ottobre anche la Società Italiana di Pediatria riconosceva che è un “dato che emerge da centinaia di studi scientifici” che la diffusione in ambiente di molecole in grado di interferire pesantemente sull’embrione, del feto e del bambino possono produrre danni gravissimi.
A Brescia si deve prendere consapevolezza che è necessario pensare che ogni progetto che si mette in campo: dalla gestione del territorio, all’uso dell’energia, al traffico, alla salvaguardia delle fonti di approvvigionamento dell’acqua che beviamo e dell’aria che respiriamo deve prevedere obiettivi di riduzione dell’inquinamento perché i dati che ormai sono evidenti e convergenti rappresentano una situazione che è ormai sotto gli occhi di tutti.
Dott. Celestino Panizza
Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE Italia)”
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