mercoledì 28 marzo 2012
Segnali di fumo dalla... Franciacorta
Se davvero l'idea è vincente perchè nessuno ha consultato la cittadinanza?
Oltre 2 mila firme chiedono lo stop della nascente centrale a biomasse «Progetto inutile e devastante per i vigneti della Franciacorta» SIMONA ALBINI
27/03/2012
Il tempo stringe e la protesta accelera. Per fermare la controversa centrale a biomasse di Rodengo restano nove mesi. E il fronte del «no» ha giocato ieri la carta della petizione già sottoscritta da 2.171 cittadini. Il documento, punta dell'iceberg di una contestazione che si va allargando a macchia d'olio, avrebbe dovuto essere recapitato all'assessore provinciale all'Ambiente Stefano Dotti che però, al momento dell'arrivo della delegazione del Comitato spontaneo agli uffici di via Milano, era assente. «MA LA BATTAGLIA CONTINUA, alimentata da cittadini comuni esasperati e indignati dell'atteggiamento dei politici diventati zerbini delle multiutility - hanno ribadito i portavoce del comitato -: la salute pubblica e l'ambiente sono trattati come merce da sacrificare al business di pochi. Ma la gente è stanca e si ricorderà degli amministratori che autorizzano progetti dall'impatto devastante al momento del voto». Come in tutte le altre mobilitazioni promosse in una provincia diventata terra di conquista di progetti ad alto rischio ecologico, anche nel caso della centrale a biomasse il dissenso è motivato da solide ragioni scientifiche raccolte in un corposo dossier allegato alla petizione. «La consegna è avvenuta idealmente in Provincia - spiega Simona Albini, una delle portavoce del comitato - perché è stato il Broletto ad autorizzare per primo l'impianto promosso con la complicità del Comune in un clima di sospetta segretezza. Se era davvero un'iniziativa interessante, valida e utile, ci chiediamo come mai non sia resa pubblica prima ai cittadini, magari attraverso un'assemblea». In provincia, sostiene il partito del «no», non c'è bisogno di altri brucia-scarti vegetali. «A Brescia basta e avanza la terza linea dell'inceneritore, che già importa dalla Toscana non si quante e, soprattutto, quale sia la qualità di queste biomasse - osserva Silvio Parzanini di Legambiente -. Che fine hanno fatto le poche altre centrali attive? Hanno fatto la fine di quella di Sellero che brucia i gusci di noce di cocco della Thailandia? Dove sta in questo la filosofia del chilometro zero?». A questi interrogativi alimentati dalla paura che, come accaduto in Valcamonica, nel bruciatore finiscano chissà quali rifiuti, vanno aggiunti i timori dell'impatto ambientale. «Quale sarà la garanzia della qualità degli abbattitori di fumi, per un investimento relativamente piccolo come quello riguardante questo impianto? - si chiedono i membri del comitato -. La zona della Franciacorta è già abbastanza inquinata dalle polveri sottili: il rischio è di compromettere la vita di pregiati vigneti». Nel mirino del comitato anche il mancato riutilizzo del calore prodotto che, invece, «andrà a consumare una quantità enorme di acqua necessaria al raffreddamento. Altro che cogenerazione».
Carlo Salvi
Oltre 2 mila firme chiedono lo stop della nascente centrale a biomasse «Progetto inutile e devastante per i vigneti della Franciacorta» SIMONA ALBINI
27/03/2012
Il tempo stringe e la protesta accelera. Per fermare la controversa centrale a biomasse di Rodengo restano nove mesi. E il fronte del «no» ha giocato ieri la carta della petizione già sottoscritta da 2.171 cittadini. Il documento, punta dell'iceberg di una contestazione che si va allargando a macchia d'olio, avrebbe dovuto essere recapitato all'assessore provinciale all'Ambiente Stefano Dotti che però, al momento dell'arrivo della delegazione del Comitato spontaneo agli uffici di via Milano, era assente. «MA LA BATTAGLIA CONTINUA, alimentata da cittadini comuni esasperati e indignati dell'atteggiamento dei politici diventati zerbini delle multiutility - hanno ribadito i portavoce del comitato -: la salute pubblica e l'ambiente sono trattati come merce da sacrificare al business di pochi. Ma la gente è stanca e si ricorderà degli amministratori che autorizzano progetti dall'impatto devastante al momento del voto». Come in tutte le altre mobilitazioni promosse in una provincia diventata terra di conquista di progetti ad alto rischio ecologico, anche nel caso della centrale a biomasse il dissenso è motivato da solide ragioni scientifiche raccolte in un corposo dossier allegato alla petizione. «La consegna è avvenuta idealmente in Provincia - spiega Simona Albini, una delle portavoce del comitato - perché è stato il Broletto ad autorizzare per primo l'impianto promosso con la complicità del Comune in un clima di sospetta segretezza. Se era davvero un'iniziativa interessante, valida e utile, ci chiediamo come mai non sia resa pubblica prima ai cittadini, magari attraverso un'assemblea». In provincia, sostiene il partito del «no», non c'è bisogno di altri brucia-scarti vegetali. «A Brescia basta e avanza la terza linea dell'inceneritore, che già importa dalla Toscana non si quante e, soprattutto, quale sia la qualità di queste biomasse - osserva Silvio Parzanini di Legambiente -. Che fine hanno fatto le poche altre centrali attive? Hanno fatto la fine di quella di Sellero che brucia i gusci di noce di cocco della Thailandia? Dove sta in questo la filosofia del chilometro zero?». A questi interrogativi alimentati dalla paura che, come accaduto in Valcamonica, nel bruciatore finiscano chissà quali rifiuti, vanno aggiunti i timori dell'impatto ambientale. «Quale sarà la garanzia della qualità degli abbattitori di fumi, per un investimento relativamente piccolo come quello riguardante questo impianto? - si chiedono i membri del comitato -. La zona della Franciacorta è già abbastanza inquinata dalle polveri sottili: il rischio è di compromettere la vita di pregiati vigneti». Nel mirino del comitato anche il mancato riutilizzo del calore prodotto che, invece, «andrà a consumare una quantità enorme di acqua necessaria al raffreddamento. Altro che cogenerazione».
Carlo Salvi
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