« Difficilmente le nuove generazioni ci perdoneranno per questo suicidio ambientale » (Lorenzo Tomatis)

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giovedì 5 marzo 2009

Venti nucleari

di Carlo Bertani

Finalmente, il dado è tratto, ed è uscito il numero quattro.
Quattro nuovissime centrali nucleari che saranno inaugurate – la prima, beninteso – nel 2020. Perciò…se avete figli piccoli, promettete loro: «Per il tuo diciottesimo compleanno, quando avrai preso la patente, papà e mamma ti porteranno a vedere il primo avvio della prima centrale nucleare italiana.» Almeno loro, saranno soddisfatti.
Se vi domanderanno dove sarà, glissate, chiedete notizie della scuola o della festa di compleanno: se ancora insistono, per disorientarli, domandate loro se in Nuova Zelanda la gente cammina a testa in giù. Funziona: garantito.
Sì, perché non potreste dire loro che dovrebbero essere costruite in località off-limits, circondate da cannoni anticarro e contraerea, e sarà necessario un pass soltanto per transitare a dieci chilometri dal sito. Tanto, non capirebbero e chiederebbero: «Perché, se è una cosa bella, non ci possiamo andare già Domenica?».

Se fossimo cattivi ed ingenui potremmo continuare con questo tono, ma siamo certi che il lettore sarebbe tediato da una sfilza di ragioni (che potrebbe trovare facilmente su innumerevoli siti qualificati) per le quali le centrali nucleari italiane sono una ciofeca incommensurabile. Faremo presto: le scorie, la sicurezza, il prezzo e la scarsità d’Uranio, i costi astronomici, l’interminabile fase di costruzione, la fine della “cuccagna” derivante dall’Uranio proveniente dalle testate dimesse per gli accordi Salt, il problema energetico italiano che viene, così, accoppiato a quello francese…e potremmo continuare, ma oggi non siamo ingenui, solo cattivi. Di più: ci ha già pensato Ugo Bardi a smontare l’ennesima boutade berlusconiana.

Quando siamo cattivi, però, iniziamo col domandarci perché abbiamo così bisogno di questi quattro macinini ad Uranio, e perché non è stata costruita nessuna centrale solare termodinamica (pronto? Priolo Gargallo? C’è qualcuno? Non doveva essere per il 2009? La Spagna ne sta costruendo 28!) o perché l’Italia non abbia ancora – a fronte delle 23 installazione attive in Europa e delle 20 in costruzione – un vero campo eolico off-shore, ossia in mare.
Fin qui, siamo ancora molto ingenui ed anche un poco retorici, ma aspettate. Sì, perché l’Italia il suo primo campo eolico off-shore lo avrebbe da tempo…se…se…se…
E’ questa una storia interessante da raccontare, perché ci sono anime buone, traffici non proprio belli – anzi, decisamente brutti – e tanti, tanti cattivoni. Una premessa: la storia iniziò quando ancora regnava Prodi e termina con Berlusconi, pressappoco fra il 2006 ed il 2008. Cominciamo.

C’era una volta un principe milanese...

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